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Trasformare
il Paese
Rinnovare la politica
di Saverio Collura
Con la ripresa
dell’attività politica al rientro dalle ferie ho voluto riflettere
ulteriormente sui temi caratteristici del confronto e del dibattito svoltosi
nei giorni di celebrazione del nostro 47º congresso nazionale di partito. Da
qui il motivo dei miei due ultimi articoli pubblicati da La Voce Repubblicana
in questo scorcio del mese di settembre. Nel primo (1/9/2015) riprendevo
l’analisi dell’azione di governo, dell’efficacia dei suoi provvedimenti a
portare l’Italia fuori dalla crisi iniziata nel 2008, e tuttora in
fase acuta. Con il secondo articolo (10/9/2015) mi ponevo la questione del
modus operandi dell’attuale opposizione parlamentare, della sua possibilità
di porsi tutta insieme (cosa altamente improbabile),
oppure ogni componente singolarmente per suo conto come credibile
alternativa, e sostituirsi così nel percorso e nell’impegno di governo del
paese, e quindi nella soluzione dei gravi problemi economici, sociali ed
occupazionali che gravano come macigni sulla vita dell’Italia intera. Purtroppo
non ho potuto che constatare con profondo rammarico, e con più accentuata
preoccupazione l’attualità delle conclusione del
nostro congresso, che indicavano sostanzialmente nella crisi profonda della
politica nazionale la causa del dissesto sistemico in atto nel paese, che
condiziona il nostro presente, e nel contempo proietta fosche nubi sulle
prospettive prossime future. Da qui la riaffermazione della necessità di
dover contribuire come repubblicani a dar corso all’Altra Politica, all’Alta
Politica per dar corpo ad un progetto di governo in grado di dare all’Italia
una prospettiva di paese moderno, europeo ed occidentale: l’alternativa
Repubblicana, Liberal-democratica. Con l’articolo di oggi, pertanto, intendo
ritornare sui contenuti di un tale impegno del Pri; riprendendo i temi
caratteristici della mozione congressuale, approvata (quasi all’unanimità)
dai delegati delle sezioni del partito.
È evidente che la risposta che dobbiamo prima dare è se la profonda crisi in
atto del sistema politico sia da ritenere un dato
ineluttabile, e soprattutto ineludibile: certamente no. Ed allora ne consegue
che il Pri, partito delle istituzioni, deve perseguire l’obiettivo di come
operare per incidere su questa anomalia nazionale. Da qui le riflessioni
svolte in questo scorcio di settembre, che non volevano rappresentare
un’analisi politologica dei fenomeni, bensì il presupposto per la
formulazione di un’efficace azione politica dei repubblicani; proprio in
conseguenza dei vincoli, dei contesti, delle peculiarità delle forze
politiche parlamentari in campo.
Il rischio reale è che vengano disperse, ancora una
volta, tutte le opportunità congiunturali che oggi stanno consentendo
all’Italia quella lieve crescita che è stata registrata nei primi due
trimestri dell’anno in corso, ed essenzialmente dovuta a fenomeni endogeni
all’azione di politica interna; e comunque assolutamente insufficienti ad
imprimere una svolta efficace al sistema paese. Nel contempo dobbiamo
constatare che questo livello di crescita risulta significativamente
inferiore a quanto conseguito dai paesi europei nostri concorrenti nel
sistema economico continentale: ciò vuol dire una crescita inferiore del Pil
pro-capite degli italiani. Abbiamo più volte ricordato che il livello minimo
di crescita del Pil nazionale in grado di imprimere una reale svolta
strutturale ai nostri problemi non può essere inferiore al 2% annuo, ed
almeno per il prossimo quinquennio. È questo il problema a
cui dare soluzione, e rispetto al quale né il governo, né
l’opposizione parlamentare riescono a venirne a capo.
Ma nel frattempo dall’inizio dell’attuale legislatura sono state consumate,
sull’onda della ricerca del consenso elettorale, significative risorse
finanziarie, senza conseguire adeguati risultati in termini di competitività,
di crescita, di sviluppo.
Questo è il presupposto che sembra del tutto assente nella strategia
operativa del governo e delle attuali opposizioni parlamentare. Il nostro
impegno politico e la nostra proposta operativa si sono essenzialmente
concentrati nella enucleazione e nella formulazione di proposte finalizzate
al raggiungimento degli obiettivi prima indicati. Da
qui la prospettazione del piano strategico (le tesi congressuali), la
formulazione degli interventi congiunturali a forte impatto sul rilancio della
produttività e dei consumi, l’indicazione del piano organico di riforme che
dia un senso strategico all’evoluzione dell’Italia, e che consenta un
proficuo, incisivo ed efficace rapporto con la UE, la BCE, i me4rcati finanziari
mondiali. Un piano di riforme strutturali che sia credibile ed accettato dai
soggetti prima indicati è la chiave di volta per pensare ad un’azione del
governo che possa fruire di una dinamicità finanziaria, di uno scudo efficace
contro il tentativo di speculazioni sui tassi passivi in occasione dei
rinnovi del nostro ingente debito in scadenza annualmente, di un credibile
piano operativo per portare il debito sovrano a livelli di sicurezza, tali da
non mantenere l’Italia nell’attuale situazione di fragilità strutturale
complessiva.
Roma, 22 settembre 2015
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